mercoledì 2 febbraio 2011

Mostruosamente Stretto

Lo stretto di Messina è un luogo oltre confine, che “origina infinito”. Ed è lì dove il confine si fa meno netto che si insinua il mito, destabilizzando lo sguardo dell’uomo e spingendolo oltre la realtà, nel dominio dell’immaginazione.


Il mito che più caratterizza lo Stretto è quello di Scilla e Cariddi, metafora delle derive, dei vortici, degli approdi che ora mandano a fondo il viaggiatore, ora lo riportano a galla, avvinghiandolo sempre nelle spire dell’incertezza.
La prima descrizione dei terribili mostri del mito di Scilla e Cariddi la troviamo nell’Odissea di Omero: Scilla è un mostro atroce e spaventevole, che abbaia e ringhia orribilmente, localizzato su uno scoglio di una rupe alta cento metri nella punta calabra. E’ munito di dodici piedi e di sei colli smisurati, portanti ciascuno una testa mostruosa guarnita da un triplice giro di denti acuminati. Questo mostro antropofago  abita un’oscura caverna da cui sporge la testa cercando avidamente la preda. Fra le grinfie di Scilla muoiono sei compagni di Ulisse. Cariddi è l’altro orribile mostro, posto sotto il Promontorio Peloro, che tre volte inghiotte le acque del mare e tre volte le rigetta creando immensi vortici d'acqua.
Cariddi è la mostruosità del mare, Scilla i rischi della terra, la maledizione di una principessa che si riverbera su quanti osano oltrepassare una via senza via”.
La leggenda narra infatti che Scilla fosse una ninfa stupenda che si aggirava per le spiagge dello Stretto. Di lei si innamorarò Glauco, un dio marino metà uomo e metà pesce. Scilla però rifiutò la corte di Glauco e così questi chiese aiuto a Circe, senza sapere che anch’ella a sua volta era innamorata di lui. In seguito al rifiuto di Glauco, la maga decise di vendicarsi di Scilla preparando una pozione che la trasformò in un orrendo mostro. Dopo la trasformazione, Scilla si nascose in un antro presso la costa calabra dello Stretto di Messina scaraventando le navi sulla costa durante le tempeste e divorandone i marinai. Chi riusciva a sfuggire alle sue grinfie veniva preso dal mostro Cariddi che inghiottiva navi e marinai per poi vomitarli con orrendi muggiti.
Secondo la leggenda greca, Cariddi, figlia di Gea e Nettuno, aveva un'indole estremamente vorace e fagocitava tutto ciò che le capitava a tiro. Così, dopo aver rubato ed ingurgitato i buoi di Ercole, per punizione venne fulminata da Giove e trasformata nel pericoloso gorgo dello Stretto di Messina, che si aprì come effetto del fulmine scagliato dal padre degli dei. 

"...E' mostruosità assoluta, impassibile e spietata. Quella posta ai due lati dello Stretto, nel passaggio obbligato, nel confine tra la vita e la morte, la natura e la cultura, in quel canale ribollente, in quell'utero tremendo di nascita o di annientamento: Scilla e Cariddi...Una metafora diventa quel braccio di mare, quel fiume salmastro, una metafora dell'esistenza: lo stretto obbligato, il tormentato passaggio in cui l'uomo può perdersi, perdere la ragione, imbestiandosi, o la vita contro lo scoglio o dentro il vortice di una natura matrigna, feroce; o salvarsi, uscire dall'orrido caos, dopo il passaggio cruciale, e approdare...nell'Itaca della realtà e della storia, della ragione e degli affetti.
Metafora di quel che riserva la vita a chi è nato per caso nell'isola dai tre angoli: epifania crudele, periglioso sbandare nella procella del mare, nell'infernale natura; salvezza possibile dopo tanto travaglio, approdo a un'amara saggezza, a una disillusa intelligenza." 
V. Consolo - "L'olivo e l'olivastro"

Qui e qui due link per approfondire l'argomento.

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