giovedì 10 febbraio 2011

I sentieri autoguidati dei Peloritani: il sentiero "Ziriò"

Il sentiero Ziriò prende il via da Portella Croce Cumia sulla strada per Dinnamare (a circa 6,5 km dal quadrivio cosiddetto delle "Quattro strade") e si estende per circa 2,5 km attraversando diversi ambienti forestali. Il percorso è circolare  ed offre al visitatore numerosi punti di interpretazione del paesaggio boschivo. Ogni punto di osservazione è segnalato dalla presenza di cartelli che, oltre a riportare il nome della specie, la classificazione e le caratteristiche che ne permettono il riconoscimento, forniscono dettagliate descrizioni e curiosità.
Il manto arboreo è dominato dal pino marittimo e dal castagno ma sono presenti anche pino domestico, pino d’ Aleppo, pino nero e robinia. Il sottobosco è invece caratterizzato da piante di sambuco, rovi e felci. Le aree ricoperte da macchia mediterranea sono rappresentate da erica (Erica arborea), ginestra dei carbonai (Spartium junceum), e giovani esemplari di leccio (Quercus ilex), roverella (Quercus pubescens) e frassino maggiore (Fraxinus excelsior). Circa a metà percorso è presente un punto di sosta panoramico che si affaccia sulla costa tirrenica e dal quale si può godere di un panorama che si estende da Monte Scuderi, passando per l’Etna, Rocca Novara di Sicilia, il Golfo di Milazzo fino ad arrivare alle isole Eolie.
Durante la stagione primaverile ed in autunno lungo il sentiero è possibile ammirare la fioritura del ciclamino che, coprendo uniformemente la superficie del suolo, crea un tappeto rosato. Proseguendo il cammino è possibile osservare un vecchio edificio che durante l’ultimo conflitto mondiale venne adibito a polveriera, garitte di sorveglianza e cunicoli usati come rifugi.


In mezzo al bosco sono inoltre presenti le fosse della neve, un tempo utilizzate per accumulare e stagionare la neve. In queste zone l’usanza di scavare nei luoghi elevati delle profonde buche quadrate o circolari con le pareti rivestite di pietre a secco per conservare la neve risale infatti a tempi remoti. Nota già nel periodo Normanno-svevo, dal XIII secolo in poi questa tradizione divenne una vera e propria attività economica regolamentata da specifiche disposizioni amministrative. Da questi elenchi si apprende che la neve più pregiata, e quindi più costosa, era quella proveniente da Monte Scuderi. Durante l’inverno la neve veniva accumulata e pressata dentro le buche fino a riempirle. Poi si procedeva ad una prima copertura con rami di felce e infine il tutto veniva coperto con uno spesso strato di terra. Nella stagione estiva i «nivaroli» aprivano con cautela le fosse e tagliavano dei blocchi di ghiaccio che, avvolti in sacchi di juta, venivano trasportati sui muli in città.
Con questo stratagemma gli abitanti locali potevano gustare, anche in piena estate, le granite, i gelati e la squisita pasticceria fredda siciliana, nella cui produzione i maestri siciliani eccellevano, ed eccellono tuttora.

- Mappa per raggiungere il punto di partenza del sentiero.

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