lunedì 22 agosto 2011

Miti: Poseidone

Il culto di Poseidone è collegato alle più antiche notizie della storia mitica della Sicilia. Il dio del mare veniva infatti considerato padre di Trinaco, il più antico re dell'isola, di Polifemo e di Erice. Si narra, inoltre, che, per delineare i confini fisici del regno del figlio di Eolo, re dei Siculi, con il suo tridente il Nettuno separò la Sicilia dalla terraferma, creando così lo Stretto di Messina. Il culto di Poseidone in Sicilia prese il via da Siracusa, dove venne importato dalla madre patria Corinto, e dove veniva invocato nei giuramenti accanto a Zeus Olimpio. Il culto si diffuse poi in Selinunte, dove si credeva che lo stesso Selinos fosse figlio del dio marino, ma soprattutto a Messina. Qui sorgevano ben tre templi dedicati a lui. Il primo era situato nei pressi di Capo Peloro, tra i due laghi di Ganzirri, le cui colonne in marmo, si dice, vennero utilizzate per la costruzione della cattedrale di Messina. Un secondo si trovava nel centro della città, dove attualmente sorge la chiesa dei Catalani, ed il terzo sulla vetta del monte di Dinnammare. I monti che circondano la zona di Messina venivano inoltre detti “Nettuni” (oggi i monti Peloritani), e qui il culto di Poseidone durò molto a lungo, come testimoniano i denari di Sesto Pompeo in cui da un lato si vede il faro di Messina, su cui sta Nettuno, e dall'altro il mostro Scilla. Del resto, tuttora a Messina, lungo la marina, si può osservare una splendida fontana monumentale, dedicata a Nettuno, e realizzata da Giovannangelo Montorsoli, in stile michelangiolesco, nel 1557. Originariamente la fontana si trovava di fronte alla Palazzata, al porto, con la statua del Nettuno rivolta con le spalle al mare a benedire la città di Messina. Altre due opere realizzate dal Montorsoli in città furono la fonte di Orione, collocata in Piazza Duomo, e la lanterna posta nella zona di San Ranieri.

venerdì 19 agosto 2011

Isole Egadi: Marettimo


L'arcipelago delle isole Egadi, dal latino Aegates, è situato nella zona occidentale della Sicilia, di fronte al tratto di costa che si estende tra Trapani e Marsala. Tra le tre isole maggiori (Favignana e Levanzo le altre), Marettimo è la più lontana dalla costa. Ci si arriva dopo circa un'ora di aliscafo, partendo da Trapani. Da subito Marettimo accoglie il viaggiatore con tutto il suo splendore. I raggi solari proiettati sul verde-azzurro del mare generano infiniti riflessi quasi ipnotici. Sull'isola è presente un unico abitato e si circola solo a piedi o in bicicletta. Per chi vuole trovare natura, silenzio e relax Marettimo è il luogo ideale. E' la sua stessa aspra natura che la difende dall'assalto del turismo di massa. Così, molte sono le occasioni che l'isola offre agli amanti delle escursioni per scoprire il suo ricco patrimonio naturale. Un percorso interessante è quello che prende il via dalla parte finale dell'abitato, subito dopo lo Scalo Vecchio, e conduce a Punta Troia e al suo castello, una fortezza costruita dai Saraceni in cima a un dirupo e terminata poi dagli Spagnoli nel Seicento. Si tratta di un cammino di circa due ore tra ricca vegetazione, paesaggi sconfinati e tratti di costa a dirupo sul mare. All'arrivo, la “fatica” compiuta sarà ampiamente ricompensata da un rigenerante bagno nelle limpide acque della baia di Punta Troia. Per chi conserva ancora un po' energia e voglia di camminare, c'è la possibilità di arrivare al castello con un percorso di circa un quarto d'ora. Da quassù si può osservare in lontananza l'abitato di Marettimo con la sua tipica forma a stella.
L'isola è molto affascinante anche se esplorata dal mare. Attraverso le numerose escursioni in barca è infatti possibile visitare le molte grotte e insenature, all'interno delle quali ci si può soffermare e fare il bagno.
Il clima è gradevole tutto l'anno, con inverni molto miti ed estati lunghe e calde.

lunedì 8 agosto 2011

Sentiero natura "Gurne dell'Alcantara"


Il sentiero "Le gurne dell'Alcantara" si snoda all'interno del Parco fluviale dell'Alcantara (dall'arabo Al qantar, il ponte), nel territorio di Francavilla di Sicilia. Il percorso è di tipo circolare, prende il via dal centro abitato di Francavilla e si svolge ai piedi delle rovine dell'antico castello, edificato dai Normanni tra il 1100 e il 1200. Le Gurne sono piccoli laghetti di forma circolare creati dall'azione erosiva del fiume sulle colate laviche dell'Etna. Il sentiero rappresenta un vero e proprio viaggio all'interno della natura, della storia e delle tradizioni culturali della valle dell'Alcantara. Oltre ai ruderi del castello si possono infatti osservare gli scavi archeologici di un'antica città greca, le saje (canali utilizzati per irrigare i terreni circostanti) di derivazione araba, e i resti dell'antico mulino "Ciappa", che già nel 1896 forniva energia idroelettrica ai comuni di Francavilla e Castiglione. Ma è sicuramente la natura a farla da padrone, tra il blu dell'acqua, il nero delle pietre laviche e il verde delle lussureggiante vegetazione che circonda le gurne, con esemplari di pioppi, salici, roverelle e oleandri. Tra la fauna è possibile incontrare esemplari di volpi, martore, donnole, istrici, ghiri, carpe e più di un centinaio di specie di uccelli.
Il percorso garantisce una buona accessibilità a disabili e non vedenti, ed è facilmente percorribile anche dai bambini.

Come arrivare
Percorrendo l'autostrada A18 Messina-Catania uscire allo svincolo di Giardini Naxos e prendere la Strada Statale 185 fino all'abitato di Francavilla di Sicilia.

domenica 7 agosto 2011

La Vara di Messina

La Vara è una rappresentazione religioso-popolare che viene messa in scena a Messina il 15 di Agosto, giorno dell'assunzione della vergine Maria. L'origine di questa "machina" devozionale risale probabilmente al 1535, anno in cui il senato messinese decreta la costruzione di un carro trionfale per celebrare l'entrata di Carlo V a Messina, reduce dalle vittorie di Tunisi e La goletta contro il re d'Algeri. In seguito la macchina iniziò a rappresentare l'assunzione della Vergine. Oggi, infatti, la Vara rappresenta la sceneggiatura dell'Assunzione dell'anima della Vergine in cielo, mediante un complesso apparato sviluppato a piramide e mosso da diverse figurazioni, un tempo viventi. La struttura è alta circa 15 metri e pesa otto tonnellate. Partendo dalla base del "cippo", il basamento sul quale viene rappresentata la morte di Maria, salendo, sono raffigurati i "sette cieli", (il Paradiso), che l'anima della Madonna attraversa nella sua ascensione. Così, secondo la concezione tolemaica dell'universo, troviamo la Terra al centro, con il Sole, la Luna e i pianeti che ruotano intorno ad essa; il globo terracqueo con le stelle fisse e al vertice della struttura Cristo che con la mano destra solleva l'anima della Vergine verso il cielo. Il pomeriggio del 15 agosto la Vara viene trascinata sull'asfalto, appositamente bagnato per consentire lo scivolamento dell'imponente "macchina" su pattini d'acciaio, lungo un percorso che prende il via da Piazza Castronovo, segue via Garibaldi, via I Settembre e culmina nella piazza della Cattedrale. Dopo lo sparo di mortaretti, il capo vara, dall'alto del cippo, dà il segnale di partenza agli oltre mille tra tiratori e capi corda, in costume bianco e fascia azzurra. Al grido di "Viva Maria" la Vara viene trainata, tramite due lunghe funi, le gomene, sotto la guida di più di cinquanta timonieri e vogatori che, facendo leva su lunghe stanghe di legno, danno al carro la giusta traiettoria, impedendo spostamenti laterali. Al termine della cerimonia, secondo un'antica usanza, tiratori e timonieri si dividono i fiori che addobbano la Vara e le due gomene tagliate in piccoli pezzi.

Programma completo delle manifestazioni del Ferragosto messinese.

sabato 6 agosto 2011

Mata e Grifone, i giganti fondatori di Messina

Durante il periodo di Ferragosto la città di Messina vede la messa in scena di varie rappresentazioni legate al mito o alla tradizione popolare. Una di queste è la passeggiata dei "giganti" Mata e Grifone, mitici progenitori dei cittadini messinesi. La leggenda narra che a Messina, nel villaggio di Camaro, viveva una bella e austera fanciulla dalla grande fede cristiana di nome Marta, che in dialetto si trasforma in Mata. Intorno al 970 d. C. la città di Messina sarebbe stata invasa dal guerriero saraceno Hassan Ibn-Hammar, il quale, dopo aver incontrato la bella Mata, se ne innamorò e le chiese di sposarlo. In seguito al rifiuto della fanciulla, il gigante moro decise di rapirla, con la speranza di convincerla. Alla fine il moro, per ottenere l'amore di Mata, si convertì al cristianesimo e cambiò il suo nome in Grifone, riuscendo così ad ottenere il consenso dell'amata. La tradizione tramanda che la coppia di giganti furono i fondatori della città di Messina.

Il corteo dei "giganti" si svolge quest'anno diviso in tre giornate. Il giorno 10, Mata e Grifone, accompagnati da gruppi folkloristici, verrano trasferiti dal deposito di Via Catania alla piazza del villaggio Camaro, dove in serata si terranno spettacoli di danze e canti siciliani. Sabato 13, alle 18:30, le due statue, accompagnate da carretti siciliani e gruppi folkloristici, arriverranno a piazza Unione Europea, di fronte al municipio. Infine, il 14 i giganti compiranno un'ultima passeggiata verso piazza Castronovo, incontrando così la Vara, e tornando a piazza Unione Europea intorno alle 23:40.

Programma dettagliato degli eventi del ferragosto messinese.

Isole Eolie: Panarea

Cala Junco
Panarea è sicuramente conosciuta come la più "vip" delle isole eolie. Ma Panarea non è solo divertimento, feste e serate mondane. Percorrendo i molti sentieri, ben realizzati e segnalati dal CAI, si può riscoprire un'altra anima di questa allegra e vivace isola, un'anima ricca di storia, cultura e tradizione, oltre che di paesaggi naturali mozzafiato. Percorrendo le stradine che partono da San Pietro, borgo centrale e porto dell'isola, e seguendo la costa, si possono così raggiungere i resti dell'antico villaggio preistorico, situato sul promontorio di Punta Milazzese, e risalente all'età del bronzo. Da qui si ha una splendida vista panoramica delle due isole di Lipari e Vulcano, e della sottostante Cala Junco, baia naturale di straordinaria bellezza, dove non bisogna perdere l'occasione di tuffarsi nelle sue acque turchesi e cristalline. Prima di giungere a Cala Junco si attraversa anche Cala degli Zimmari, unica spiaggia sabbiosa dell'isola e sempre molto affollata. Inoltrandosi invece verso l'interno si può riscoprire l'antica civiltà contadina di Panarea, fino a raggiungere Punta Corvo, punto più alto dell'isola con i suoi 421 metri.  


Cala degli Zimmari

lunedì 1 agosto 2011

"A Truvatura" di Monte Scuderi

La Truvatura è una leggenda che interessa uno dei luoghi naturali più misteriosi e affascinanti della provincia di Messina: Monte Scuderi. Si narra infatti che una giovane principessa, figlia del sovrano che abitava il monte, fu messa dal padre a guardia del suo tesoro, costituito da tre casse ricolme di monete d’oro, di argento e di rame, e dopo aver subito un incantesimo fu costretta a vegliare su di esso per l’eternità. Per entrare in possesso del tesoro bisognerebbe rispettare una serie di rigide condizioni. Innanzitutto la comitiva deve prevedere la presenza almeno di un prete e di una giovane vergine. In secondo luogo bisogna tessere una tela e ricavarne un tovagliolo. Su questo dovranno poi essere mangiati i pesci pescati nel mare di Alì e portati sul monte ancora vivi. Tutte queste operazioni devono essere compiute nella stessa notte, prima che sorga il sole. Una volta finito di mangiare i pesci, bisognerà entrare nella grotta dove si trova il tesoro e in fondo alla quale si incontrerà un gigantesco serpente. I cercatori della truvatura, che verranno avvolti uno per uno dalle spire del serpente e leccati sul viso, non dovranno dimostrare alcuna paura o disgusto, né invocare i santi. Se infatti manifesteranno il minimo timore verranno scagliati lontano e tutto sarà perduto. Superata questa prova comparirà la principessa custode del tesoro e il sacerdote che fa parte del gruppo dovrà leggere delle speciali liturgie per spezzare l’incantesimo. Se le formule saranno corrette il tesoro apparirà al di là di un lago percorso da ondate gigantesche. La vergine del gruppo dovrà allora condurre, con una barchetta, i membri del gruppo, uno alla volta, dall’altro lato. Raggiunta l’altra sponda del lago il gruppo verrà assalito da u enorme cavallo. A questo punto si dovrà contare tredici volte fino a tredici restando uniti e senza avere timore. Solo così l’incantesimo sarà spezzato e i cercatori potranno raggiungere il tesoro. Le motivazioni storiche che possono aver dato origine alla leggenda della truvatura sono essenzialmente tre. L’ipotesi più concreta è legata alla diffusa presenza di filoni metalliferi nei Peloritani ed in particolare nel territorio circostante il monte, e cioè le valli di Briga, Pezzolo, Itala, Alì e Fiumedinisi. La presenza in ogni tempo di persone e gruppi, soprattutto stranieri, che si addentravano nelle grotte del monte, generò infatti nelle popolazioni locali la convinzione che al suo interno si nascondessero preziosi tesori. La seconda ipotesi potrebbe derivare dal fatto che le grotte di Monte Scuderi nascondevano i tesori provenienti da piraterie o da rapine e furti da parte di briganti che poi trovavano qui riparo e difesa. Infine la nascita di leggende fu favorita anche dall’esistenza sull’altopiano sommitale di un vasto insediamento fortificato, identificato di recente con la città bizantina di Micos o Vicos. Così quanti in passato osservarono sul monte le tracce di questo sconosciuto centro, facilmente, passarono all’elaborazione di fantomatici tesori nascosti. Il patrimonio di maggior valore posseduto da Monte Scuderi è però sicuramente costituito dalla meraviglia della natura. Una natura viva che, attraverso il silenzio, è capace di suscitare nell’uomo un elevato senso di serenità e armonia.

Isole Eolie: Stromboli

Stromboli è la più settentrionale delle sette sorelle, le sette isole che formano l'arcipelago delle Eolie (Vulvano, Lipari, Panarea, Filicudi, Alicudi, Salina), dichiarate patrimonio dell'umanità dall'Unesco. L'isola è un vulcano esplosivo, sempre attivo, alto 926 m s.l.m. I principali borghi abitati sono San Vincenzo, con l'approdo di Scari, Piscità e Ficogrande. A sud-ovest è invece situata Ginostra, dove il tempo sembra essersi fermato. Infatti questo piccolo abitato è ancora oggi raggiungibile solo via mare, ci vivono 50 persone circa e l'unico mezzo di trasporto sono i muli. Caratteristiche sono le strette stradine percorribili a piedi e, di notte, al buio per l'assenza di corrente elettrica. Ma l'attrattiva maggiore dell'isola è sicuramente il vulcano, "Iddu", come lo chiamano gli abitanti del luogo. Stromboli ha un'attività eruttiva ininterrotta da almeno due millenni, e con la sua forza esplosiva continua a spruzzare verso il cielo cenere e lapilli accompagnati da vibranti boati. Il cratere è raggiungibile anche a piedi, con un'escursione emozionante ma abbastanza impegnativa. Si tratta di 4-5 ore di cammino e esistono essenzialmente due vie di accesso: una prende il via da San vincenzo, nei pressi della chiesa omonima, mentre l'altra parte dal borgo di Piscità. 
La "Sciara del fuoco"
A partire dai 400 metri di altitudine circa, punto oltre il quale, per proseguire, è necessario essere accompagnati da una guida, è possibile osservare la spettacolare Sciara del Fuoco e, all'imbrunire, uno splendido tramonto sul mare. Stromboli è quindi luogo di natura, di silenzio, di incontro con la Terra e con noi stessi.

A questo link potete trovare una descrizione dettagliata dell' itinerario per raggiungere il cratere, partendo dalla chiesa di San Vincenzo.