La leggenda che narra dell'amore tra Aci e Galatea testimonia l'esuberante ricchezza di sentimenti, la fantasia e la passione del popolo siciliano.
Galatea (nome che deriva dal colore candido, latteo della sua pelle), figlia della divinità marina Nereo, è innamorata del pastorello Aci, figlio della ninfa Simeta e del dio Pan, signore dei boschi. Aci se ne sta tutto il giorno a pascolare le sue greggi tra i boschi dell'Etna, amoreggiando con la bella Galatea. L'idillio amoroso tra i due viene però drammaticamente interrotto dal ciclope Polifemo. Polifemo è a sua volta innamorato di Galatea e la vuole tutta per sè. Accecato dalla gelosia, quando si vede rifiutato da Galatea, decide di sfogare la sua ira sul povero Aci. Così lo insegue lanciandogli addosso enormi sassi fino a colpirlo a morte. Quando Galatea ritrova il corpo di Aci in una pozza di sangue inizia a piangere disperatamente. Le lacrime copiose si mescolano al sangue e creano un fiume che scorrerà verso il mare a simboleggiare l'eterno e puro legame tra Aci e Galatea. Si dice che nella zona di Capo Mulini sgorghi ancora oggi una pozza d'acqua rossastra.
Da questa leggenda derivano i toponimi dei numerosi borghi situati lungo la "Riviera dei Ciclopi" (Acireale, Aci Castello, Acitrezza, etc.).